Oggi volevo dire una pirlata su quelli che telefonano ai
programmi radio senza sapere di cosa si parla, così, tanto per “fare sentire la
sua voce”. E su quelli che la voce gliela danno “perché è giusto sentire cosa
ne pensa la gente”.
Quella gente che non sa di cosa si parla, e che non lo sappia
è scientificamente dimostrabile perché
non ha gli strumenti legali, tecnici, informativi atti a conoscere il problema in
oggetto e darne quindi valutazioni, giudizi e diocisalvi magari anche proposte
risolutive.
Gente che se va bene dice cazzate in modo adeguatamente
civile, più spesso in modo urlato e sgrammaticato.
Ma chissenefrega, dico io da pirla, di cosa pensa la signora Pina
dell’emergenza in Val di Magra, se non sa nemmeno dove sta. Chissenefrega, dico io da pirla, del signor Lino che
parla dell’aggressione all’autolavaggio di Pianura senza che nemmeno i
Carabinieri sappiano esattamente cosa è successo. Chissenefrega, dico io da pirla, del
giovane Erminio, che parla dei problemi della disoccupazione europea da un borgo
vicino a Rimini da cui non si è nemmeno mosso per fare il militare.
Non voglio “sentire la sua voce”, non mi da nulla più di
quanto avessi stando in silenzio. Vorrei la Repubblica dei Filosofi di platoniana
memoria almeno alla radio, con accesso limitato agli addetti ai lavori,
definibili come tali solo dopo un adeguato esame di ammissione che preveda un accertamento
sulla loro conoscenza di italiano, storia, economia e magari, perché no, anche
di morale comparata ed educazione civica.
Ma così non si farebbe audience,
perché lagggente vogliono sentire la sua voce…
E poi capisco che in questo modo praticamente nessun
politico potrebbe più parlare alla radio.
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