Sono consapevole di esser vivo per miracolo.
Branchi di cervi, daini e cerbiatti improvvidi si appostano a lato delle nostre
strade e perfino autostrade (benché queste siano recintate severamente), pronti
a balzare verso il suicidio al primo giungere di auto, moto o trattore che
arrivi.
Viaggiando parecchio in macchina, a causa di questi
aggressivi ruminanti sicuramente sarei perito in un cumulo di lamiere se non ci
fossero i tanti salvifici cartelli rappresentanti tali pericolosi
ungulati, cartelli che con tanta
solerzia mi avvisano del pericolo costante.
Costante davvero, se girando per trenta chilometri attorno
ad Arezzo per esempio ne ho incontrati 27, praticamente uno a chilometro.
Tutti gli automobilisti aretini, evidentemente, ci fanno molta
attenzione, ecco perché non si vedono
montagne di carcasse di cervi, daini e cerbiatti al bordo di ogni statale o
provinciale o comunale: grazie ai numerosi avvisi, li
scansano con perizia.
A me, devo dire, in realtà e in quasi cinquant’anni di guida
non è mai capitato di vederne uno neanche sull’Amiata, neanche in Val di Non, neanche
a bordo sentiero, neanche in zone di riproduzione; però si deve tener conto che
sono pirla fin da giovane…
Dovessi basarmi sulla mia esperienza però avrei un’idea: perché non cominciare la spending
review dal blocco di produzione di questi cartelli? Ormai lo sanno tutti che
dietro ogni cespuglio a bordo strada si nasconde un daino pronto a balzare
sulla linea tratteggiata centrale.
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