1- La Cina comunica
un incremento di sviluppo che si va via via abbassando, da doppia cifra fino
giù al 7% (che da noi si punta sullo 0,3%...). Oh, che strano: considerando che
a) non c’è praticamente più un minimo aggeggio occidentale che non abbia almeno
una componente fatta in Cina e che b) gli aggeggi qui da noi in occidente si
vendono sempre meno, la cosa era davvero
imprevedibile.
2- Ho sentito un industriale di quelli giusti che diceva
poco tempo fa: io non è che non assumo perché non ho incentivi; anche se un
operaio mi costasse il 10% di quel che costa oggi, se non mi chiedono i
prodotti che il suddetto dovrebbe fabbricare (con componenti cinesi inserite),
perché dovrei assumerlo?
3- Allora facciamo i saldi per svuotare i negozi. Ma ormai ai saldi si vendono solo aggeggi da ricchi, anche
loro peraltro con la sua bella parte di componenti cinesi o fatti in Italy da cinesi a Prato. Il
problema è che per quanto possano comprare i ricchi hanno sempre meno peso in acquisti rispetto
alla massa di medio-poveri che prima compravano aggeggi più poveri (naturalmente anche loro con elementi fatti in Cina) e che oggi non possono più
permetterseli. O hanno capito che non gli servono.
4-Una pirlata di soluzione per fare tornare a guadagnare la
gente da noi, in modo che possa poi
comprare di nuovo tanti aggeggi con ormai inevitabili componenti cinesi e riportare su l’economia cinese, potrebbe
essere quella di puntare su beni non fabbricabili dai cinesi. Come il turismo o
la cultura o i servizi. Ma per fare questo occorrerebbe superare le resistenze
dei poteri forti che non sono quelli delle banche o dei grandi vecchi, ma
quelli degli imbecilli, ovunque essi lavorino. E come dice CC Carlo Cipolla, gli
imbecilli sono peggio dei criminali, perché questi fanno danni ad altri
procurando almeno vantaggio a sé stessi mentre gli imbecilli procurano danni a
tutti. E il numero degli imbecilli in ogni gruppo sociale è sempre superiore a
quanto si possa ipotizzare (secondo assioma di CC). Ho scritto imbecilli, non
pirla.
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