martedì 9 dicembre 2014

COMUNE DEPIRLIZZATO



Dicesi comune denuclearizzato località che non ospita impianti o esperimenti nucleari, né basi militari dotate di armi nucleari, secondo il dizionario Sabatini Colletti.

Cartelli che ci danno questa importante informazione da tempo mi starebbero spingendo alla pirlata odierna. Ma siccome sono un pirla che approfondisce le cose ho fatto qualche ricerca in internet ed ho trovato questo post sul blog http://sovrappopolazione.blogspot.it/2012/05/una-ridicola-scritta-comune.html.
il quale mi riduce lo sforzo di esporre un pensiero assolutamente coerente con la mia linea editoriale.

In tanti luoghi di questo bel paese si legge sui cartelli di inizio e fine comune  la scritta: "Comune Denuclearizzato". Mi son chiesto più volte: che significato può avere avvisare che quel paese è senza centrali nucleari? Ma chi mai entrando che so in Inveruno o Chieti o Vallombrosa  penserebbe che tali comuni possano ospitare una centrale nucleare o siti militari in cui si provano  regolarmente bombe atomiche o all’idrogeno? 

Poi entro in quel comune "denuclearizzato" e scopro vicino al cartello in questione  una montagnola maleodorante in cui arrivano o da cui partono autotreni carichi di monnezza, magari con tanto di diossina e percolati tossici.
Giro un po’ in periferia e mi  imbatto in decine di gru in azione, scavatrici, gettate di cemento, macchine asfaltatrici, cantieri, nelle vicinanze dei quali svettano grandi parallelepipedi di cemento di centri commerciali, in media tre per ogni abitante.  

Penso che il comune virtuosamente senza bombe H ha però lastricato migliaia di ettari di campagna, di colture e terreno boschivo con centinaia di migliaia di metri cubi di cemento e metri quadri di asfalto (con annesse inevitabili mazzette di pubblico denaro).
Nelle rogge scorrono scarichi industriali in vie d’acqua divenute fogne chimico-organiche a cielo aperto.

Mi chiedo: se il comune non ha centrali nucleari, da dove proviene tutta l'energia consumata dalle popolazioni locali? Da combustibili fossili, e quindi la famosa scritta sul comune denuclearizzato significa: in questo comune  si brucia petrolio, gas e carbone e quindi si immettono quantità notevoli di CO2 in atmosfera alla faccia di tutti gli effetti serra del pianeta

L'Italia ha chiuso  l'unica centrale nucleare che aveva più di cinquant'anni fa, per andare poi ad acquistare energia elettrica dalla Francia che ha costruito decine di centrali nucleari ai nostri confini.

Ma tranquilli, c'è il famoso cartello:   Comune Denuclearizzato.... che peraltro hanno pagato i cittadini locali… almeno questo me lo sono risparmiato.
Stavolta non sono solo io il pirla…

mercoledì 12 novembre 2014

Cellularmente vostro



Era un po’ che non usavo la metropolitana. L'ho fatto ieri e a tutta prima non mi sono accorto di quello che succedeva: ero troppo occupato a guardare lo schermo del mio cellulare che mi bippava alcuni messaggi watsapp.
Finito di registrare i quali, per qualche attimo, stranamente, non ho avuto nessuno stimolo a fare qualcosa sul display e di conseguenza, quasi inavvertitamente, ho alzato gli occhi sulla gente che mi stava intorno.
Ho avuto come un salto di dimensione, da una tutta solo mia concentrata dentro il Nokia a una aperta e quasi fastidiosa in cui erano entrati come una folata di vento altri estranei individui che mi circondavano.
I quali però non si connettevano con la mia dimensione, perché erano tutti fissi sul proprio relativo telefonino. Muti. Gli unici che parlavano, sempre fissando l’apparecchio, erano quelli che telefonavano, a volte anche con voce stentorea, incapaci di capire quanto davano fastidio agli altri perché il suono della loro voce li bloccava nella loro personale dimensione attraverso le cuffiette, annullando i suoni che avrebbero potuto segnalare che esisteva un esterno.
C’erano anche ragazzi, in gruppo (lo si capiva perché qualcuno si teneva pure per mano), ma anche loro  tutti centrati sui relativi e reciproci minischermi: secondo me si stavano scrivendo fra loro.
Mi sono sentito come quando sto davanti ad un acquario: i pesci mi intravvedono ma sono persi nel loro mondo acqueo, i loro suoni o percezioni non escono, non arrivano a me e i miei non arrivano a loro.
Mi sono un po’ spaventato, allora ho riaperto la custodia del mio cellulare e ho scritto queste meditazioni per non dimenticarmele. Ho scritto tutto bello concentrato fino alla mia fermata, dove sono sceso insieme ad altri venti bloccati comunque sui loro minischermi, anche mentre camminavano.
E lì, alzando gli occhi per non inciampare nel primo  gradino della scala mobile, mi sono reso conto quanto sono cellularmente  pirla anch’io.

mercoledì 15 ottobre 2014

CORNA E AUTOMOBILISTI



Sono consapevole di esser vivo per miracolo. 

Branchi di cervi, daini e cerbiatti improvvidi si appostano a lato delle nostre strade e perfino autostrade (benché queste siano recintate severamente), pronti a balzare verso il suicidio al primo giungere di auto, moto o trattore che arrivi.

Viaggiando parecchio in macchina, a causa di questi aggressivi ruminanti sicuramente sarei perito in un cumulo di lamiere se non ci fossero i tanti salvifici cartelli rappresentanti tali pericolosi ungulati,  cartelli che con tanta solerzia mi avvisano del pericolo costante.
Costante davvero, se girando per trenta chilometri attorno ad Arezzo per esempio ne ho incontrati 27, praticamente uno a chilometro.

Tutti gli automobilisti aretini, evidentemente, ci fanno molta attenzione,  ecco perché non si vedono montagne di carcasse di cervi, daini e cerbiatti al bordo di ogni statale o provinciale o comunale:  grazie ai numerosi avvisi, li scansano con perizia.

A me, devo dire, in realtà e in quasi cinquant’anni di guida non è mai capitato di vederne uno neanche sull’Amiata, neanche in Val di Non, neanche a bordo sentiero, neanche in zone di riproduzione; però si deve tener conto che sono pirla fin da giovane…

Dovessi basarmi sulla mia esperienza però avrei  un’idea: perché non cominciare la spending review  dal blocco di produzione  di questi cartelli? Ormai lo sanno tutti che dietro ogni cespuglio a bordo strada si nasconde un daino pronto a balzare sulla linea tratteggiata centrale.

lunedì 13 ottobre 2014

ON AIR (alla radio)



Oggi volevo dire una pirlata su quelli che telefonano ai programmi radio senza sapere di cosa si parla, così, tanto per “fare sentire la sua voce”. E su quelli che la voce gliela danno “perché è giusto sentire cosa ne pensa la gente”. 

Quella gente che non sa di cosa si parla, e che non lo sappia è scientificamente dimostrabile  perché non ha gli strumenti legali, tecnici, informativi atti a conoscere il problema in oggetto e darne quindi valutazioni, giudizi e diocisalvi magari anche proposte risolutive.
Gente che se va bene dice cazzate in modo adeguatamente civile, più spesso in modo urlato e sgrammaticato. 

Ma chissenefrega, dico io da pirla, di cosa pensa la signora Pina dell’emergenza in Val di Magra, se non sa nemmeno dove sta.  Chissenefrega, dico io da pirla, del signor Lino che parla dell’aggressione all’autolavaggio di Pianura senza che nemmeno i Carabinieri sappiano esattamente cosa è successo. Chissenefrega, dico io da pirla, del giovane Erminio, che parla dei problemi della disoccupazione europea da un borgo vicino a Rimini da cui non si è nemmeno mosso per fare il militare.

Non voglio “sentire la sua voce”, non mi da nulla più di quanto avessi stando in silenzio. Vorrei la Repubblica dei Filosofi di platoniana memoria almeno alla radio, con accesso limitato agli addetti ai lavori, definibili come tali solo dopo un adeguato esame di ammissione che preveda un accertamento sulla loro conoscenza di italiano, storia, economia e magari, perché no, anche di morale comparata ed educazione civica. 

Ma così non si farebbe audience, perché lagggente vogliono sentire la sua voce…
E poi capisco che in questo modo praticamente nessun politico potrebbe più parlare alla radio.

giovedì 9 ottobre 2014

E COPIAMOLI 'STI BRONZI



Oggi mi sento pirla artistico. 

Quanti sono quelli che passando  in piazza della Signoria a Firenze ammirano  la famosa statua del David di Michelangelo posta in risalto davanti a Palazzo Vecchio senza porsi il problema della sminuizione subita dal sapere che l’originale sta nella Galleria dell’ Accademia (per i pochi che lo sanno)?
 
Quanti si sentono fraudolentemente ingannati nell’apprendere che gli splendidi cavalli di San Marco sul terrazzo della basilica Veneziana sono in realtà copie identiche di quelli conservati, per giuste ragioni conservatoristiche,  all’interno del Museo della basilica stessa (i pochi che lo sanno)?

Passando da Firenze e Venezia non ho percepito ondate di disgusto per l’esposizione di queste copie, né le città d’arte si sentono minimamente sminuite per questo: le copie sono perfette tanto quanto le moderne tecnologie permettono, i capolavori originali sono salvi, mi risulta che tutti siano contenti.

Tutti tutti proprio no, visto che da tempo si solleva un gran casino a proposito dell’esposizione impedita dei Bronzi di Riace al futuro Expo 2015. Chi sostiene che lo spostamento costerebbe troppo in rischi artistici e assicurazioni, chi si dice certo che qualsiasi coreano in visita a Milano in quei giorni sobbalzerebbe di indignazione nello scoprire che i famosi piselli esposti e quanto vi sta dietro non sono originali.

Io che sono pirla ho pensato: ma se sotto le copie esposte di questi o altri capolavori si mettesse un QR code,  fotografando il quale si potesse avere uno sconto del 50% per viaggio e soggiorno a Reggio Calabria alla volta degli originali, non si risolverebbe il problema, magari incrementando pure l’economia calabrese?