mercoledì 12 novembre 2014

Cellularmente vostro



Era un po’ che non usavo la metropolitana. L'ho fatto ieri e a tutta prima non mi sono accorto di quello che succedeva: ero troppo occupato a guardare lo schermo del mio cellulare che mi bippava alcuni messaggi watsapp.
Finito di registrare i quali, per qualche attimo, stranamente, non ho avuto nessuno stimolo a fare qualcosa sul display e di conseguenza, quasi inavvertitamente, ho alzato gli occhi sulla gente che mi stava intorno.
Ho avuto come un salto di dimensione, da una tutta solo mia concentrata dentro il Nokia a una aperta e quasi fastidiosa in cui erano entrati come una folata di vento altri estranei individui che mi circondavano.
I quali però non si connettevano con la mia dimensione, perché erano tutti fissi sul proprio relativo telefonino. Muti. Gli unici che parlavano, sempre fissando l’apparecchio, erano quelli che telefonavano, a volte anche con voce stentorea, incapaci di capire quanto davano fastidio agli altri perché il suono della loro voce li bloccava nella loro personale dimensione attraverso le cuffiette, annullando i suoni che avrebbero potuto segnalare che esisteva un esterno.
C’erano anche ragazzi, in gruppo (lo si capiva perché qualcuno si teneva pure per mano), ma anche loro  tutti centrati sui relativi e reciproci minischermi: secondo me si stavano scrivendo fra loro.
Mi sono sentito come quando sto davanti ad un acquario: i pesci mi intravvedono ma sono persi nel loro mondo acqueo, i loro suoni o percezioni non escono, non arrivano a me e i miei non arrivano a loro.
Mi sono un po’ spaventato, allora ho riaperto la custodia del mio cellulare e ho scritto queste meditazioni per non dimenticarmele. Ho scritto tutto bello concentrato fino alla mia fermata, dove sono sceso insieme ad altri venti bloccati comunque sui loro minischermi, anche mentre camminavano.
E lì, alzando gli occhi per non inciampare nel primo  gradino della scala mobile, mi sono reso conto quanto sono cellularmente  pirla anch’io.